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È una Città capace di gestire i servizi essenziali, eliminando le tangenti presenti all’interno della burocrazia, diminuendo la pressione fiscale sui cittadini, aumentando il tasso di occupazione giovanile.

SI PUÒ FARE, È POSSIBILE!

La Città che vorrei … è un sogno maturato da ragazzi che stretti nelle aule dai banchi del liceo sognavano di scappare verso spazi più aperti e più stimolanti.
Non era la Città di Corigliano Calabro che li andava stretta, non era l’alto tasso di disoccupazione giovanile che li spingeva fuori, era il contesto sociale creato da una classe dirigente, che non lasciava ai giovani spazio per esprimersi, che li soffocava.
Durante l’esperienza universitaria, in differenti Città, hanno compreso che era il loro contributo ed il loro impegno sociale e politico diretto che mancava.
Dove erano le loro idee? Dove erano le loro proposte? Dove era il loro impegno?
Incontratisi per caso hanno deciso di unire  le loro esperienze maturate in anni di impegno politico e sociale per costruire una nuova idea di Città.
La Città che vorrei … è un concentrato di esperienze, di sorrisi, di sacrifici, di sentimenti e di rinunce vissute direttamente sulla pelle.
La Città che vorrei … è costruita intorno un confronto generazionale costruttivo che punta sui giovani, senza nessuna superiorità morale artificiale da parte di una generazione. Una Città che diventa un laboratorio sociale, culturale, economico e politico permanente per poter insieme costruire volta per volta una Comunità competitiva in un sistema globalizzato.
La Città che vorrei … non è semplicemente una Città che dedica attenzione ai giovani, creando per loro spazi sociali, culturali, politici e lavorativi, piuttosto è una Comunità dove ogni cittadino viene messo nelle condizioni di poter incidere e migliorare lo spazio sociale che vive, è una riappropriazione della responsabilità verso il bene comune.
La Città che vorrei … è rappresentata e gestita da una classe politica e amministrativa moralizzata, dove l’onestà è data per scontata, che adegua il proprio “compenso” allo sviluppo economico che egli stessa riesce a creare sul territorio.
Non possiamo più avere dei tutelati all’interno della Comunità che vivono al di sopra delle possibilità economiche sociali dei quali loro stessi sono responsabili, il compenso di tutti deve dipendere dalla capacità produttiva del territorio.
La Città che vorrei … entra in Europa, non solo per intercettare i finanziamenti messi a disposizione ma per vivere esperienze di integrazione culturale.
Non è giusto che i cittadini del Nord Italia abbiano più occasioni di crescita sociale  dei nostri cittadini.
L’arretratezza culturale nel lungo periodo porta ad una conseguente arretratezza economica.
La Città che vorrei … non lascia indetro nessuno, si prende cura dei cittadini meno fortunati, grantendo a tutti una vita dignitosa. Utilizziamo gli spazi comunali, ad oggi abbandonati, per ragazzi disabili dove possono interagire ed integrarsi nel tessuto sociale. Adeguiamo le infrastrutture comunali alle esigenze dei cittadini invalidi per garantire loro una libertà di movimento ed una vita autonoma.
La Città che vorrei … è una Città capace di gestire i servizi essenziali ( rifiuti, idrico, depurazione delle acque reflue, trasporto scolastico, trasporto disabili, randagismo, ecc.) eliminando gli sprechi presenti all’interno della burocrazia, diminuendo la pressione fiscale sui cittadini, aumentando il tasso di occupazione giovanile.
SI PUÒ FARE, È POSSIBILE!
Ogni aspetto amministrativo della nostra Città ha degli “scarti di lavorazione” che se ben gestiti possono diventare risorse per altri aspetti amministrativi, in una perfetta economia circolare.
Più del 50% della spesa Comunale è rappresentata dalla gestione dei servizi, diventati il bancomat ed il serbatoio politico di burocrati ed affaristi, non possiamo non dedicarci attenzione.
Non possiamo pensare ad un futuro florido se prima non garantiamo l’efficienza dei servizi a basso costo!
La Città che vorrei … permette ai privati di utilizzare e gestire, nel rispetto della destinazione d’uso, il patrimonio immobiliare di proprietà del Comune che la macchina amministrativa non riesce neanche a tenere sotto controllo.
Tanti beni culturali di proprietà del Comune, tanti edifici comunali, tanti terreni agricoli (agrumicoli, seminativi, pascoli e boschivi) del Comune sono in stato di abbandono da anni, causano problemi ed aumentano i costi di gestione per l’Ente. Tanti privati cittadini vogliono investire sul patrimonio comunale riqualificandolo, con proprie risorse, e creando occasioni di lavoro. Perché non far coincidere gli interessi collettivi con quelli privati creando sviluppo sociale e diminuendo la spesa pubblica?
La Città che vorrei … è ecosostenibile, guarda con attenzione all’ambiente non per mera scelta ideologica ma per conservarlo alle future generazioni, per tutelare gli imprenditori agricoli e turistici che con l’ecosistema costituiscono l’ossatura economica portante della nostra Comunità, per creare nuovi spazi occupazionali, per diminuire la spesa pubblica e la conseguente pressione fiscale, perchè ha compreso che la sostenibilità è un marchio identificativo che crea valore economico sul territorio.
La Città che vorrei … riqualifica energeticamente gli edifici comunali utilizzando i finanziamenti europei e preferendo l’utilizzo delle risorse e dei materiali locali che creano ricchezza sul territorio.
Da una parte si elimina lo spreco di fonti energetiche, con il relativo inquinamento, dall’altra si dimezza la spesa pubblica concentrando l’indotto creato sul territorio.
La Città  che vorrei … accetta e convive con i nostri amici a 4 zampe, propone una cultura animalista, crea spazi di convivenza cani-cittadini e fa diventare il randagismo un ricordo del passato, eliminandone la voce in bilancio.
La Città che vorrei … non si dimentica delle periferie, non le abbandona ad un degrado strutturale, non le fa diventare le discariche nascoste di rifiuti di tutta la Città, non lascia soli i ragazzi e gli anziani che ci vivono ma crea e supporta progetti per lo sviluppo culturale.
Tutti hanno diritto alla propria possibilità, a tutti devono essere garantiti gli stessi strumenti iniziali.
La Città che vorrei …  investe sulla propria immagine esterna, crea un brand territoriale, collega il brand ai suoi punti di forza e comunica tutto il suo valore verso l’esterno.
La Città che vorrei … ha intenzione di attirare l’attenzione di un turismo famigliare, religioso, naturalistico e sportivo, che viene per conoscere il nostro territorio e le tradizioni del popolo che lo vive, rispettandolo.
La Città che vorrei … viene amministrata dalla politica, dalle associazioni di volontariato, dai cittadini singoli in una trasparente collaborazione reciproca.