All’inizio degli anni ’90 un tema stava affiorando all’interno della società americana, il digital divide.
Erano gli anni in cui le case iniziano ad ospitare un nuovo elemento di arredo al loro interno, il PC (personal computer).
I primi acquirenti non comprendevano le potenzialità dello strumento ma l’innovazione del momento doveva essere presente negli appartamenti del ceto medio americano.
Nel 1993 si nota che l’acquisto del “computer” si stava sviluppando solo all’interno di alcuni ceti benestanti, tagliando fuori dalla innovazione tecnologica i ceti popolari, alcune etnie, alcune religioni ed un determinato “genere”. I primi computer avevano un costo elevato che non consentiva ad una grande fetta di popolazione di poterne usufruire.
Nel 1996, dopo anni di discuccioni sommerse, il Vice Presidente degli Stati Uniti di America, Al Gore, impose il dibattito politico sul divario tecnologico americano, dicendo: “…che i nostri figli non siano mai separati da un divario digitale. ”
Il problema era ancora percepito solo dalla società Americana visto che quasi 1/3 degli abbonati ad internet erano cittadini USA.
Solo nel 2000, con l’esplosione mondiale del web, il divario tecnologico diventò un problema di tutti.
Francesco Madeo
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